Finint Dynamic Equity, +22% nell'ultimo anno

Un anno da record per gli hedge fund italiani: secondo dati di Hedge Fund Research il livello di liquidità investito in questa asset class è arrivato a 3,15 mila miliardi di dollari con un trend in crescita nonostante le prestazioni durante gli anni della crisi non siano state sempre delle migliori. In questo ambito rientra anche il Fondo Finint Dynamic Equity gestito da Finint Investments SGR che ha messo a segno un +22% nell’ultimo anno.

La parola a Daniele Vadori, gestore del Fondo.

Qual è la strategia di investimento del Fondo e più in generale quella di Finint Investments SGR in questo settore?

Il Finint Dynamic Equity è un fondo di diritto italiano appartenente alla categoria dei fondi di investimento alternativi (FIA) riservati ad una clientela professionale, in virtù della tipologia della strategia e degli strumenti finanziari oggetto di investimento.
Si tratta di un fondo aperto a NAV mensile che applica una strategia di tipo Long/Short Equity sul mercato azionario europeo attraverso l’assunzione di posizioni su indici e single stock (Large Cap), mediante l’utilizzo di opzioni listate sui principali mercati di negoziazione.
Tale  strategia, qui in versione delta hedge, propria dei book di trading proprietario delle banche d’affari e di market making, può essere utilizzata con molteplici finalità, a seconda della modulazione della leva finanziaria applicata, sia in termini di yield enhancer, che come strumento absolute return, anche in chiave UCITS Alternative:  soprattutto in quest’ultima accezione è sempre stata una delle proposte dedicate a specifici mandati di gestione di partecipazioni azionarie degli investitori istituzionali (godendo della prerogativa di fornire una certa protezione nel tempo e garantendo la possibilità di predeterminare la modulazione delle correlazioni all'interno di un portafoglio diversificato).
Si tratta di una delle declinazioni in chiave azionaria dello stesso approccio con cui Finint Investments SGR si è sempre voluta distinguere rispetto ai competitor in termini di strategie ed asset class, e che già ci era valso negli anni precedenti l’accreditamento, con un prodotto analogo, in qualità di contributore negli indici di volatilità del Chicago Board Of Exchange (nella categoria fondi di gestione).

Come sono stati raggiunti gli ottimi livelli di performance negli ultimi 12 mesi?

Il fondo si avvale di un consolidato team di gestione e di un processo metodico e disciplinato, ancorché dinamico; intensivo dal punto di vista operativo prediligendo investitori di medio/lungo periodo, coerentemente con la durata delle strategie poste in essere dal portafoglio.
È una strategia comunque molto liquida e l’utilizzo di strumenti listati  garantisce agevolmente la liquidabilità del portafoglio in ogni momento.
Il posizionamento tattico parte sempre da valutazioni con un mix top-down/bottom-up: analizziamo i mercati, i settori, le società più rappresentative e le volatilità ad esse collegate definendo la dimensione dell’investimento, rendimento target atteso e la durata degli strumenti da utilizzare nella strategia. Una volta aperte le posizioni, effettuiamo un monitoraggio costante e aggiustamenti periodici attraverso la gestione del delta della posizione stessa.
In quest’ultimo anno, nonostante livelli medi di volatilità, il fondo ha tratto beneficio: dal long bias del posizionamento, soprattutto in specifici settori quali automotive, financial, luxury; da un maggior focus degli investimenti sul mercato italiano e tedesco, unitamente ad un approccio di medio/lungo applicato alle strategie, declinate a uno, tre, sei mesi rolling.

Cosa ci aspettiamo nelle prossime settimane? Quale sarà la strategia?

La strategia, attraverso una opportuna rimodulazione delle scadenze, si sta già posizionando su un orizzonte temporale di sei, nove mesi fino a giugno 2018. Da qui a fine anno manteniamo il bias 2017, monitorando i cambiamenti di contesto che potrebbero arrivare sul fronte macroeconomico e geopolitico, principali canali di trasmissione di shock esogeni di volatilità che impattano nei rendimenti di breve termine. 
Per quanto riguarda l’inizio d’anno venturo , al netto di future dinamiche non prevedibili, molto dipenderà da quali saranno le mosse delle banche centrali, soprattutto sul fronte europeo in tema di Quantitative Easing: l’idea attuale a cui stiamo lavorando è quella di ridurre l’esposizione netta con l’intento di affrontare i primi mesi d’anno con un approccio più neutrale per presentarci pronti all’appuntamento delle trimestrali e riposizionarci alla luce di tali dati.